venerdì 31 ottobre 2008

Una base militare russa a due passi dalla Sicilia!



OGGI A MOSCA IL COLONNELLO GHEDDAFI FIRMERA' LO STORICO ACCORDO.
Continuiamo a monitorare ed ad informare sulla graduale ma incessante manovra russa di avvicinamente al Mediterraneo.

In passato ci siamo soffermati più volte sull'argomento segnalando di volta in volta quando i russi muovevano qualche pedina dalle nostre parti.
Abbiamo segnalato l'accordo sul metano tra i libici e la Gazprom, gigante energetico del paese degli Zar, così come l'acquisto di metà delle azioni delle raffinerie petrolchimiche ERG di Siracusa da parte della società moscovita Lukoil.

Queste azioni come altre hanno tutte in comune un minimo comune denominatore: il controllo dell'approviggionamento energetico europeo, tramite la costituzione nel Sud Italia, di un hub del gas, che avrà come arterie principali proprio i gasdotti Libia-Sicilia e Russia-Bulgaria-Grecia-Puglia, quest'ultimo noto come "SouthStream".

Ufficialmente la base nel porto di Bengasi servirà a proteggere la Libia da ipotetici attacchi statunitensi.

Il leader libico Muammar Gheddafi porta a Mosca "piacevoli novità": Tripoli è pronta a ospitare una base navale russa. Lo scrive oggi il quotidiano russo Kommersant, definendo "difficile" il colloquio con il leader del Cremlino Dmitri Medvedev. Perchè 'il colonnello" non ha rispettato gli accordi[1] raggiunti nel mese di aprile durante i colloqui in Libia tra l'allora presidente Vladimir Putin e Gheddafi". Il tutto - sottolinea la gazzetta - "nonostante la Russia abbia cancellato i 4,5 miliardi di debito libico".

Continua il Kommersant: "La Libia è pronta a ospitare una base militare navale russa, la presenza militare russa - spiega l'Agenzia russa - sarà una garanzia di non aggressione contro la Libia da parte degli Stati Uniti, che non hanno fretta di abbracciare il colonnello Gheddafi, nonostante diversi gesti di riconciliazione".

Importanti investimenti russi nel settore del gas libico.

Da aprile a questa parte è stato un crescendo di visite di alto profilo da Mosca a Tripoli e viceversa. Il numero uno di Gazprom Aleksei Miller ha visitato la Libia a luglio "per discutere le opportunità di una maggiore collaborazione", si nota dal Cremlino, rimarcando "l'impressionante potenziale di cooperazione esistente nel settore dell'energia: Gazprom e Tatneft hanno acquisito il diritto di sviluppare sei giacimenti in Libia di petrolio e di gas". [2]

Proprio per sfruttare questi maggiori investimenti, è stato di recente siglato un accordo tra ENI e la Libia, che prevede il raddoppio della pipeline Mellitah-Gela[3], meglio conosciuta con il nome "Green Stream"

Le ultime notizie e questi importanti incontri e progetti sovranazionali, non fanno che confermare ancora una volta l'importanza dell'approviggionamento energetico come fonte di sicurezza nazionale e leva geo-politica, non è un caso che recentemente, il governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, abbia parlato[4] proprio delle raffinerie siciliane, per rispondere ad un duro attacco politico da parte di Letizia Moratti, sindaco di Milano, ma anche parente di quel Moratti, proprieterio della Saras Raffinerie, che secondo il Presidente siciliano, avrebbe sfruttato i fondi della Cassa del Mezzogiorno per poi scappare via, senza versare un solo centesimo di tasse all'erario regionale, secondo l'art.37 dello Statuto.

IL PROSSIMO FACCIA A FACCIA DELLE BASI MILITARI
E' questo lo scenario che si profila al centro del Mediterraneo.

La Russia approfittando dell'attuale debolezza economica degli Stati Uniti, si accinge a mettere una bandierina, piccola ma assolutamente strategica per il controllo del Mare Nostrum.
La mossa russa non tarderà a richiamare reazioni internazionali, soprattutto dall'altra sponda dell'Atlantico, in quanto per la prima volta dal dopoguerra la supremazia militare americana nel Mediterraneo, mantenuta grazie alla base di Sigonella, viene messa in discussione.
E tra la postazione militare siciliana e quella di Bengasi, non tarderanno a vedersi scintille.

[1] Questi "accordi" di cui parla Medved, saranno quelli in cui la Russia chiedeva alla Libia di non gestire direttamente gli "affari siciliani"?Ci riferiamo in particolar modo all'acquisto, da parte di un fondo sovrano libico, del 5% delle azioni UNICREDIT(proprietario del Banco di Sicilia), avvenuto subito dopo la visita di Vittorio Sgarbi a Tripoli. In quell'occasione Berlusconi lanciò l'allarme sul pericolo dei fondi sovrani russi e cinesi, capaci di acquisire il controllo delle aziende italiane, ma non profferì parola sulla partecipazione libica in Unicredit, che per bocca dell'Amm.Delegato Profumo, fu addirittura benvenuta. Maggiori dettagli nel nostro editoriale: "Sgarbi cultore del male...." e commenti.

[2] Virgilio Notizie, 30/10/2008

[3] Asca, 30 ottobre 2008

[4] La Sicilia, 29 ottobre 2008

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