martedì 27 gennaio 2009

Non c'è Memoria per le Due Sicilie


Il kapò di Vercelli osservava con occhi pieni di disprezzo e di disgusto quei soldati con le divise lacere, allineati e guardati a vista dai bersaglieri piemontesi sul molo di Pizzo Calabro.

L'importante città portuale era stata scelta come Centro di Raccolta e Deportazione per i prigionieri borbonici: destinazione Genova. A volte capitava che le navi provenienti da Palermo, Milazzo e Messina riparassero a Pizzo per via del mare forte, ed allora i Napolitani erano stipati come bestie nei bastimenti della morte, senza acqua, nè da mangiare, e quando il fumo del Vapore penetrava nelle stive soffocava gli uomini, se quelli erano ancora uomini.

Da Genova, lasciando la via Assarotti, iniziava il lungo cammino a piedi spesso nudi, con vesti lacerate.Prima le montagne genovesi, poi le risaie e poi ancora le Alpi, marciare e marcire, quanti ne rimanevano indietro, nemmeno li toccavano quei piemontesi...li tastavano col calcio del fucile per assicurarsi che non stessero fingendo: uno in meno da controllare, ..tanti non arrivarono nemmeno ai lager.

Un numero sulla manica destra indicava il Campo di Concentramento di destinazione: San Maurizio Canavese, San Benigno, Milano, Bergamo....Fenestrelle, il peggiore di tutti. Nessuno era mai stato a Fenestrelle, ma questi soldati nella loro infanzia avevano ascoltato i racconti dei nonni che narravano di un posto lugubre nella Francia italiana, dove molti loro amici erano stati rinchiusi e non erano mai più tornati. A quel tempo si combatteva contro Napoleone per scacciare i francesi dalle Due Sicilie e a Fenestrelle, la prigione dell'orrore, si cancellava già l'uomo.

Quelli deportati a Fenestrelle, Ufficiali, Sottufficiali e Soldati, subirono il trattamento piú feroce dalle SS di Torino. Esagerato? Ma ci sono davvero tutte queste differenze tra il 1861 ed il 1943? Ma sono davvero così diversi, agli occhi della Storia le camere a gas di Auschwitz e i vasconi di calce viva di Fenestrelle? Tra le Alpi piemontesi oltre a scomparire l'uomo, scomparve pure la Memoria. Tra la nebbia ed il gelo della Val Chisone moriva per sempre non solo una Nazione ma un sogno.

Oggi a quelli che sanno, "i pochi"..recita una lapide affissa nella fortezza piemontese, chiedono che si possa ridare almeno un poco di sollievo alle soffertenti anime di quei bravi uomini delle Due Sicilie, non una pomposa commemorazione nazionale ma un posto, un sito, che possa fungere da luogo di ritrovo dove si possa portare un fiore o sillabare una preghiera per gli unici veri piccoli Eroi che i duosiciliani riconoscono tali.

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