mercoledì 25 marzo 2009

Lettera del sindaco di Tortorici(ME) a Ferdinando II di Borbone dopo i moti del 1848


Tortorici: lo stemma comunale

Al signor Comandante del 1. Battaglione del 1. Reggimento Carabinieri a piedi.

Signore ,

Adempio ad un dovere indispensabile della mia carica col rassegnarle quanto segue :

Dal momento in cui la sconsigliata capitale dell'Isola prese le armi della ribellione , ordinando ai Comuni tutti di seguirla , questa mia patria ben vide il baratro nel quale i politici siciliani destini andavano a precipitarsi , e perciò nè volendo da una parte esternare la sua ripugnanza , piena d'inevitabili pericoli in quel primo bollore , nè potendo dall' altra ostare con le proprie deboli forze all' impeto della rivolta che tutto trascinava, le fu d' uopo chinar la fronte , adoperando però modi giudiziosi e convenevoli in una posizione cotanto trista e compromessiva.

Nel 3 febbrajo adunque ( infausto giorno! ) fu ordinato da Patti di stabililirsi il comizio locale, che venne quindi istituito nel 7 dello stesso mese. Da quel momento, i faziosi cominciarono a metter in opera i loro malvagi disegni, le rapine , le violenze, i furti, le vie di falto , gli attentati , gli omicidi , che tutta Sicilia sconvolsero ed oppressero. Il Comune di Tortorici però fermo , sempre devoto alle leggi che per lo passato lo governavano, nessun di questi misfatti osò commettere.

Decretato venne da Palermo l'abbattimento delle Reali Statue e de' Reali emblemi ; ma Tortorici non ascoltò nè prestò esecuzione a quelle infami prescrizioni, finchè nel 22 aprile 1848 un voluto capitano con 20 uomini , appositamente venuto , fece ridurre in pezzi la statua di Carlo II, fece cancellare le Reali iscrizioni a piazza Carolina, e togliere la corona di bronzo sull'aquila di pietra posta innanzi la collegiata Chiesa di San Nicolo.

Tortorici nel giugno 1848 richiamò con apposita deliberazione il suo deputato al sedicente Parlamento.

Da' primi momenti della istallazione del governo rivoluzionario , fu decretato lo stabilimento de' consigli civici comunali. Tortorici non ubbidì sino a che nel 12 agosto, spediti due commissari di guerra da Palermo , con una squadra di 200 uomini e coi pezzi di artiglieria di campagna, procederono alla formazione del consiglio civico e del corpo municipale, ponendovi uomini di lor talento ed organizzando la guardia nazionale, guardia nazionale, o Signore, che fino a quel momento Torturici non aveva voluto organizzare, e che in seguito restò pure nella mente de' suoi costituenti, non essendosi voluto mai mettere in esercizio, ad onta delle serie minacce del potere esecutivo.

Ordinata la consegna dell' argenteria delle Chiese, Tortorici ritroso sempre alle disposizioni del rivoltuoso governo , vi fu obbligato da un commissario straordinario di guerra accompagnato da numerosa forza armata.

All'infame atto di decadenza, Tortorici rimase freddo osservatore. Né alla leva forzosa volle somministrare alcuno de' suoi cittadini, che in vece riscattò con somme di danaro. Ne al mutuo forzoso si prestò, se non quando furono spediti mandati di arresto a' designati contribuenti.

Questi fatti, Signore, chiaramente dimostrano quali sentimenti abbia mai sempre nutriti Tortorici, ed oggi per mio mezzo li tipete a Lei , perchè Sicilia tutta e 'I mondo intero sappiano che Tortorici non à inteso mai di mancar menomamente alla sua devozione , alla sua fedeltà, al suo immutabile attaccamento vero l'augusto ed invitto Ferdinando II legittimo Re delle due Sicilie , che Iddio lungamente conservi con la reale sua Famiglia.

In fine le dichiaro , per parte anche di questo Comune , il giubilo e ta soddisfazione di veder ripristinalo l'ordine e la tranquillità pubblica, come le attesto la sincera sommissione e la cieca obbebienza alla Sacra Maeslà del Re N. S.

Firmato — Il Sindaco—Salvatore dottor Costanzo.
Tortorici, 27 Aprile 1849


(Tratto dal governo di sua maesta il re Ferdinando II in Sicilia - 1849 - Napoli)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Chiaro l'intento giustificativo del testo, volto a rabbonire il braccio armato della restaurazione. Ma non meno rivelatore di alcune peculiari caratteristiche che -accompagnando l'indipendentismo di quel secolo- ebbero paradossalmente pieno sviluppo nell'Italia unitaria. Il far bottino “dell' argenteria delle Chiese” è preludio dell'esproprio operato dal governo Minghetti, la “leva forzosa” e il “mutuo forzoso” anticipano la liberalità dello stato liberale, imposta per mezzo di “una squadra di 200 uomini” che ricordano altre più agili e solerte squadre...
Facile ripristinare l'ordine antico su una popolazione indifferente e diffidente di una rivoluzione borghese ad essa estranea. Come -per la stessa ragione- facile fu perderlo.
Vizio comune ai potenti è quello di sottovalutare l'indifferenza dei popoli. Potrebbe questa offrire una nuova chiave di lettura alla nostra storia. E al nostro presente.